Quando mi alzo vedo subito che non è una bella giornata. Fortunatamente non piove e comunque la temperatura è un po' più mite rispetto al giorno precedente. Mi incammino da solo e resto sulla carretera N 634 senza fare deviazioni.
La carretera che scende verso Laredo mi fa arrivare ad una grande rotonda dove sorge una brutta torre alta 15 piani che domina il golfo di Laredo. Da qui la strada scende a fianco della collina.
Ecco la lunga spiaggia di Laredo che si estende per una lunghezza di circa 5 km.
Scendo verso Laredo che si apre sotto di me come una grande mezzaluna sul relativo golfo.
L'ingresso a Laredo avviene attraverso una scala interminabile
… che immette nella parte medioevale della città sulla quale svetta la chiesa di Santa Maria dell'Asuncion.
Percorro alcune calli del centro storico con il caratteristico ciottolato...
… fino alla chiesa gotica di Santa Maria dell'Asuncion.
Laredo in una stampa del sec. XVI
Il vecchio quartiere è affascinante...
… ma la nuova Laredo è soprattutto luogo di villeggiatura dove l'interminabile lungomare costellato di strutture turistiche da tempo sembra ostaggio degli imprenditori immobiliari.
Anche se la stagione turistica deve ancora iniziare da pellegrino soffro nel passare in rassegna tutte queste costruzioni frontemare. Solo qualche raro segno giacomo evoca i tempi andati quando i pellegrini camminavano su dune selvagge...
Da una foto aerea ecco in rosso da sinistra a destra il lungo cammino di attraversamento della penisola di Laredo fino alla spiaggia di imbarco del traghetto per Santoña.
Arrivo alla spiaggia di imbarco per Santoña piuttosto presto e devo aspettare una mezz'ora perché arrivi il primo traghetto della giornata. Non vedo altri pellegrini davanti di me. Non essendoci un pontile gentilmente un signore mi indica il punto esatto della spiaggia dove il traghetto attraccherà. Lentamente arrivano un paio di pellegrini. Uno è Roberto, un giovanotto bergamasco, con il quale condividerò da oggi buona parte del cammino fino a Santiago.
Ecco il traghetto.
A bordo del traghetto. Pochi minuti di rara armonia che, salvo il motore della barca, mi fa ritornare alle sensazioni dei pellegrini del medioevo.
Salpati dalla spiaggia di Laredo si va verso Santoña.
Velocemente il traghetto tocca la sponda di Santoña.
Eccomi nella bella piazza centrale di Santoña: finalmente posso fare colazione.
Uscendo da Santoña cammino a fianco di un grande istituto penitenziario, ultima roccaforte del mondo civilizzato prima di entrare in un tratto di costa e spiaggia incontaminate e non alterate dalle mani dell'uomo.
Dalla turistica praya de Berria salgo su un promontorio detto "El Brusco" che mi spalanca un panorama meraviglioso nonostante il brutto tempo.
Le case della Praya de Berria.
La Praya de Berria salendo verso El Brusco.
La Praya de Berria e sullo sfondo la Ria de Santoña.
Arrivato sulla cima del promontorio "El Brusco" si apre davanti a me la lunga spiaggia (4km) del golfo di Noja.
La praya de Helgueras.
Il cammino ora procede lungo la battigia.
Nonostante la giornata nuvolosa il solitario cammino lungo la battigia è davvero piacevole e comunque tale da suscitare il desiderio di aprire il cuore alla lode a Dio.
Gli ultimi tratti di spiaggia prima di entrare nella cittadina di Noja.
Noja è una cittadina votata al turismo balneare. Non ci sono particolari motivi per fermarsi se non per acquistare qualcosa per il pranzo. Da qui il cammino mi porta verso l'interno, lontano dal mare, su e giù per morbide colline, in un paesaggio agricolo. Attraverso gli abitati di San Pantaleon e di Castillo, dove fa bella mostra si sé l'imponente chiesa romanica di San Pedro.
Dopo l'abitato di Castillo inizia una leggera pioggia: è la prima volta che devo aprire l'ombrello lungo il cammino. Per tale ragione resto sulla strada asfaltata evitando le carrarecce erbose e bagnate sulle quali il cammino continuamente mi devia.
Entro nell'abitato di San Miguel de Meruelo per la strada principale. Oltre il paese scendo sulla sinistra su una stradina che mi porta all'antico ponte romano sul Rio Campiazo. La strada ora inizia a salire in direzione di Bareyo. Incontro sulla sinistra l'albergue di Meruelo.
Da Bareyo la strada dopo un camping scende verso l'ampia vallata di Güemes.
La vallata di Güemes è piuttosto estesa e sembra di non arrivare mai a destinazione. Poco prima dell'albergue visito l'eremita di San Julian dove fino al XIX secolo era attivo un hospital per pellegrini.
Eccomi finalmente al meraviglioso albergue "La Cabaña del Abuelo Peuto" di Güemes. Mi avevano raccomandato di arrivare fin qui e davvero ne è valsa la pena.
L'albergue "La Cabaña del abuelo Peuto" di Güemes è nato dal carisma di padre Ernesto, un sacerdote della Cantabria che ha speso la sua vita per gli altri, in particolare per la gente dei Picos de Europa. Avendo lui stesso sperimentato in numerosi viaggi la provvidenza di essere ospitato ha voluto dedicare il resto della sua vita a farsi ospitale verso tutti.
Nell'albergue operano numerosi volontari e anche alcune persone che scontano una pena alternativa al carcere. Qui ogni pellegrino viene accolto, sfamato, ristorato, accudito e soprattutto ascoltato. L'impressione è che le ragioni così diverse dei cammini di ogni pellegrino qui trovino un significato unitario e fraterno. Tutto è possibile quando ci si sente accolti.
Un luogo speciale dell'albergue di Güemes è la recente ermita ecumenica. Davvero ispirate e suggestive le raffigurazioni che la affrescano.
E' lo stesso padre Ernesto che ci illustra il significato degli affreschi.
Esiste una società fatta di persone stanche oppure ferme: l'accoglienza che si apre verso tutti è una risposta che genera speranza.
Si tratta di porgere le nostre mani aperte...
… e la vita si fa cammino, la speranza apre nuovi orizzonti.
Sulla via della vita sono tante le persone che chiedono di essere soccorse: forse è proprio questo il vero cammino (vedi la freccia rivolta sul povero).
La vera carità è l'ospitalità.
Solo l'ospitalità apre nuovi orizzonti al nostro mondo e alle nostre relazioni.
Un fraterno grazie a padre Ernesto e ai suoi collaboratori per la straordinaria testimonianza che hanno saputo darmi con il loro modo di vivere e fare l'ospitalità.
Al termine di questo 7° giorno di cammino sono quasi 36 i km percorsi per un dislivello di m. 534.
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